Le storie 2024/2

Tornano gli incontri con gli autori del giovedì sera allo Spazio civico Albano Tomaselli di Castel Ivano.

Ecco il programma, a cura di Massimo Libardi e proposto dal Circolo Croxarie in collaborazione con l’Ecomuseo e il Comune di Castel Ivano:

Giovedì 28 novembre alle 20.30
Spazio civico Albano Tomaselli
Diego Leoni
ZORTÈA
Biografia di una comunità di Testimoni di Geova trentini. Valle del Vanói, 1919-1945

In questo suo nuovo libro Diego Leoni ritorna sulle montagne che la prima guerra mondiale aveva straziato per ricostruire e raccontare un’altra guerra, figliata dalla prima, ma di religione. La storia inizia alla metà degli anni Trenta con il formarsi di una piccola comunità di Testimoni di Geova in Vanói, dove un emigrante di ritorno dal Belgio porta la Bibbia in traduzione italiana (Diodati) e la stampa dei Testimoni, iniziando la sua opera di proselitismo: di ispirazione profeticomessianica, iconoclasta e pacifista. Divenuta in breve numerosa, la comunità, non riconosciuta e costretta in una sorta di clandestinità, deve subire tutte le ingiurie e le violenze di cui furono capaci, allora, la curia, il fascismo, le forze dell’ordine. Una delle tante storie di intolleranza politico-religiosa che costellarono quell’infausto ventennio trascinandosi, poi, in età repubblicana, osteggiate nel farsi e poi nel diventare narrazione.

Giovedì 5 dicembre alle 20.30
Spazio civico Albano Tomaselli
Franco Gioppi
L’ERBA SANTA IN VALSUGANA
Coltivazione e lavorazione del tabacco tra Otto e Novecento

Il Laboratorio di storia di Rovereto ha avviato dal 2020 un progetto di ricerca sul ciclo del tabacco in Trentino. La seconda realtà tabacchicola presente in Trentino a metà degli anni Cinquanta del Novecento è la Valsugana, con 44 ettari di superficie coltivata, 44.457 metri cubi di essicatoi, 8.878 metri quadrati di magazzini e 161 operaie impiegate.
Franco Gioppi riprende e amplia qui il suo contributo alla ricerca generale restituendo la storia, gli atti, i disegni e le immagini relativi ai tre stabilimenti agroindustriali della valle: quello di Levico Terme, la macera di Borgo Valsugana e l’essicatoio fratelli Maccani di Castelnuovo.

Giovedì 12 dicembre alle 20.30
Centro sociale di Agnedo
Franco Gioppi
GUIDO PRATI
«Un uomo eccezionale che amava sentirsi comune»

« Guido amava vivere di notte. La sera scendeva all’osteria del paese per mangiare un piatto di minestra (era vegetariano convinto) e a scambiare qualche parola sugli avvenimenti del giorno con gli uomini. Poi si ritirava in casa a suonare la chitarra, a comporre canzoni, a studiare (era appassionato di etnografia e di antropologia), a scrivere a lume di candela le sue annotazioni con una scrittura incredibilmente minuta, a dare lezioni di musica a giovani discepoli, a ricevere gli amici, soprattutto i vecchi amici zingari con cui aveva dimestichezza fin da bambino». Rivive nelle pagine dell’autore la singolare figura di Guido Prati, studioso e amico degli zingari, musicista e fondatore della “Ghenga” di Agnedo: il gruppo musicale ancora vivo nei ricordi del paese e della valle.

Giovedì 19 dicembre alle 20.30
Spazio civico Albano Tomaselli
Quinto Antonelli
SCUOLA E SOCIETÀ IN TRENTINO
Una storia (1945-2006)

A distanza di un decennio Quinto Antonelli riprende il lungo racconto della scuola rimasto fermo nel suo primo volume al 1945 (Storia della scuola trentina: dall’umanesimo al fascismo, Il Margine, 2013). Il titolo, Scuola e società, viene a indicare un indirizzo, un programma, un metodo: più che la storia dell’istituzione, la ricerca si concentra sulla storia dei processi educativi inseriti nel loro contesto socioculturale, attraversato e animato da progetti politici, idee pedagogiche, motivazioni religiose, convinzioni e comportamenti pratici, simboli e miti dell’immaginario collettivo. Questo lavoro (1945-2006), tuttavia, è non solo una declinazione locale della storia nazionale, ma anche il racconto della ricerca, contrastata e contestata, di un’autonomia scolastica e dunque del tentativo di marcare le differenze, di enfatizzare le specialità, di affermare una tradizione di lungo corso che, valicando il fascismo, si riallaccia al periodo asburgico.